La senape nel Salento in un articolo del 1910
Notizie, consigli e tecniche di coltura e utilizzo della senape selvatica
La senape, nelle sue varianti bianca e nera, cresce abbondante e spontanea nel Salento. In un articolo del 1910 apparso sul numero 4 dell'anno IX del periodico "L'Agricoltura salentina" - diretto dal famoso agronomo Ferdinando Vallese, direttore anche della cattedra ambulante di agricoltura per la provincia di Terra d'Otranto - il dott. Attilio Biasco approfondisce le molteplici proprietà agronomiche e industriali di questa pianta. La senape rappresenta anche una coltura interessante per la diversificazione e il miglioramento dei terreni agricoli. Questo articolo fornisce una panoramica sulle due principali varietà, le tecniche di coltivazione, e gli usi pratici, con particolare attenzione al suo valore foraggero e alle esperienze condotte in campo.
LA SENAPE
«In coltura esistono due specie di senape, la bianca e la nera, le quali raggiungono il loro completo sviluppo dopo 40 o 50 giorni dalla germinazione del seme. La prima più precoce della seconda, più gentile, poco resistente alla siccità e alle gelate autunnali; la seconda più rustica, più resistente, a sviluppo un po’ più lento.
Entrambe queste specie potrebbero essere coltivate da noi o per foraggio, o per sovescio, o per semi. Come pianta da foraggio è da preferirsi la senape bianca, sia perchè più precoce, sia perchè ha i suoi organi meno ricchi di principi acri e irritanti. Somministrata moderatamente costituisce un ottimo nutrimento per il bestiame in generale e ne determina un rilevante ingrassamento. Non comunica nessun cattivo odore al latte, che anzi lo rende più ricco in principii grassi. Per questo è stata chiamata dai francesi “erba da burro” (herbe au beurre). Un’alimentazione esclusiva di senape però induce diarrea negli animali e dà un sapore acre al latte. Per ovviare questo inconveniente è necessario consociarla con piante di altre famiglie (avena, favetta, grano saraceno), oppure alternare la razione giornaliera di senape con altri mangimi.
Per il sovescio serve bene tanto la senape bianca quanto la nera: quest'ultima risponde meglio alle nostre condizoni d'ambiente. Di tal sovescio se ne giovano grandemente i cereali, ma può essere anche dato con vantaggio in primavera nel vigneto. Nel primo caso la semina della senape deve precedere di circa due mesi quella del cereale.
Secondo le esperienze del dott. Martelli, con 180 quintali di prodotto in erba, si portano nel terreno 164 chilogrammi di azoto. La senape non è induttrice di azoto, perché non appartiene alla famiglia delle leguminose, ma è considerata invece pianta conservatrice di quello che esiste nel suolo. Gli agricoltori conoscono che una miriade di microrganismi compie senza posa un lavorio di decomposizione, cerca di demolire la sostanza organica esistente nel suolo con produzione principalmente di nitrati. Tale trasformazione si effettua con la maggiore intensità nel periodo in cui il suolo rimane scoperto, periodo che ordinariamente corre dalla mietitura del frumento alla semina dell'orzo o della sarchiata.
In questa stagione, in cui non mancano le piogge, si verificano le più grandi perdite di azoto nitrico, il quale non andrebbe al certo dilavato se fosse costretto a nutrire una coltivazione intercalare. Sotto questo rapporto la senape risulta di grande utilità perché avendo un rapido sviluppo può agevolmente prendere posto fra due delle principali coltivazioni della rotazione senza disturbare e regolare andamento di quest'ultima.
La senape permetterebbe di conservare l'azoto nel terreno senza aumentarlo, ed apporterebbe l'altro vantaggio di apprestare col sovescio una grande quantità di sostanze minerali sotto forma solubile, sempre però provenienti dallo stesso terreno.
Il seme della senape è utilizzato in commercio per la preparazione della mostarda, dell'aceto piccante, dei senapismi, dell'aceto senapato è principalmente per l'estrazione dell'olio grasso, al quale ultimo scopo serve meglio la senape bianca. Infatti, mentre da un ettolitro di semi di senape nera, che pesa in media 66-68 kg, si ottengono in media 18 litri di olio di prima pressione a freddo, e circa altri 12 litri a pressione a caldo - cioè 30 litri in tutto - non ettolitro di semi di senape bianca, che pesa in media 75 kg, rende in olio grasso giallo dal 34 al 36%
Oltre ai suaccennati scopi la senape si coltiva per ortaggio, come ben conoscono i nostri agricoltori, e anche come pianta apistica, producendo una quantità immensa di polline.
La senape vegeta benissimo nei terreni adatti per la coltivazione del frumento e si semina alla volata o anche a righe su una leggera aratura. Il seme va mescolato con della sabbia è, per ottenere un erbaio razionale, con semi di altre piante (orzo, favetta, ecc.). L'epoca della semina e la quantità di seme da usarsi sono relative allo scopo al quale è diretta la coltivazione.
Per avere delle foraggio autunnale o anche erba da sovescio la semina dovrebbe farsi sul finire di agosto e nel cominciare di settembre: nel primo caso occorrono 7-8 kg di seme per tomolata, nel secondo da 4 e mezzo a 5.
Quando la coltivazione è fatta allo scopo di produrre seme, la semina si fa in primavera spargendo da kg 3 a 3 e mezzo di semenza per tomolo.
Dopo la semina bisogna fare una erpicatura per coprire il seme. Se si tratta di produrre erba da foraggio o da sovescio, quivi, terminano tutte le cure, se invece si vuole ottenere del seme è necessario fare il diradamento per ottenere la maggiore quantità di silique, almeno un paio di sarchiature: la prima quando le piante hanno tre quattro foglie, la seconda quando sono di 15- 20 cm di altezza; ed infine la cimatura quando le piante stanno per entrare in fioritura onde provocare la ramificazione e quindi aumentare la produzione.
Tricase marzo 1910
Dott A. Biasco