Costruire sulle macerie. Cooperativa AlterEco e i beni confiscati alla mafia
AlterEco è una Cooperativa sociale nata nel 2008 a Cerignola, in Terra di Capitanata, che si occupa di produzione biologica e sostenibile, educazione alla cittadinanza attiva e all’antimafia sociale.
Ad oggi gestisce due beni confiscati alla mafia: il Terra Aut ed il Michele Cianci, per un totale di 15 ettari, sottratti all’abbandono, all’inquinamento e allo sfruttamento. Ma andiamo con ordine.
La coop soc Alter eco cooperativa dalle esperienze personali del gruppo, ma soprattutto dopo aver frequentato un corso sulla gestione dei beni confiscati organizzato da Libera. Beni preziosi da restituire giustamente alla comunità, ma spesso invisibili se le amministrazioni li tengono nascosti o se la cittadinanza non è informata della loro disponibilità.
Vincenzo Pugliese, presidente della Coop, si racconta ai nostri microfoni.
Candidata alla gestione del primo bene, AlterEco se ne aggiudica la gestione. «All’inizio il percorso è stato molto faticoso: ripulire il terreno, renderlo coltivabile non è stata cosa semplice ma ci siamo rimboccati le maniche. Da subito abbiamo cercato di uscire dalla logica della vendita della materia prima ai mercati, ma abbiamo provato a trasformare, a dare un nome a questi prodotti, una riconoscibilità e una visibilità a questo progetto che potesse ovviamente garantirne la sostenibilità» racconta Vincenzo.
Da lì a poco le produzioni cominciano ad essere distribuite in loco e fuori regione, a Gruppi di Acquisto Solidale e ancora nei circuiti di Coop Alleanza, con cui AlterEco aveva già intessuto collaborazioni. Grazie a questo sodalizio, è possibile in Puglia trovare tra gli scaffali di Coop Alleanza confetture, patè, sottoli, vino da tavola, il tutto prodotto dalla cooperativa AlterEco sui terreni confiscati alla mafia.
«Lavoriamo molto sull’educazione, ad esempio abbiamo delle convenzioni con Enti che organizzano viaggi con le scuole per laboratori educativi. Adesso stiamo portando avanti un progetto in collaborazione con Fondazione Con il Sud che ci permetterà di realizzare una piccola bottega in cui vendere prodotti bio a km zero di tante piccole realtà che cercano di portare avanti questi valori. Lavoriamo anche con il tribunale di foggia, accogliamo ragazzi che provengono dall’area penale per inserirli in progetti di agricoltura sociale »
Cerignola rientra in quel territorio che Alessandro Leogrande chiamò “il mondo laggiù”, una terra in cui purtroppo lo sfruttamento del lavoro e i soprusi sembrano fenomeni incancreniti da secoli. Ma Vincenzo è ottimista, vede un cambiamento: «Questa non è più una terra di mafia e basta, adesso ci sono tante realtà che fanno da contraltare ai gruppi che controllano il territorio, in parte sgominati con il processo Cartagine degli anni '90 ma che si sono poi “riciclati”, sono tronati e si occupano di edilizia, appalti etc. La mafia da noi si è trasformata, prima li distinguevi, adesso sono un po’ più invisibili, meno individuabili».
Vincenzo crede nel futuro e nel riscatto di questa terra, anche se la strada è lunga e impervia: «C’è bisogno di corresponsabilizzare diverse fasce di società per sconfiggere la mafia. Ma io credo che il futuro sia questo: c’è grande voglia di vivere la terra e la campagna». È proprio nelle condizioni di difficoltà che riesce talvolta ad emergere il meglio.