No Cap: un no al caporalato nato dal basso
NO CAP nasce nel 2017 dall’iniziativa di Yvan Sagnet, che nel 2011 inizia a Nardò uno sciopero per i diritti dei lavoratori stranieri per denunciare lo sfruttamento nei campi che ha portato al primo processo su scala europea.
NO CAP è oggi un'associazione formata da attivisti e volontari che mettono a disposizione le loro conoscenze e competenze per la creazione di una filiera etica, giusta, senza sfruttamento.
NO CAP propone un modello, che vede coinvolti tutti gli attori della filiera agroalimentare. Per prima cosa l'associaizone ha individuato delle aziende disposte ad affrancarsi dallo sfruttamento dei lavoratori italiani e stranieri. Il modello di filiera coinvolge da un lato i braccianti e dall’altro i produttori con i quali viene stabilito il prezzo di vendita finale dei loro prodotti concordandolo con i punti vendita (supermercati, rivenditori al dettaglio o all’ingrosso). Il prezzo tiene conto dell’incidenza del costo della manodopera calcolato sulla base di quanto previsto dai Contratti Collettivi Nazionali e dei servizi offerti ai braccianti, pur restando sostenibile per il consumatore finale.
Viene così meno l’alibi del sottocosto da parte dei produttori e i lavoratori possono essere assunti per il periodo di raccolta con contratti regolari e tutelati dallo sfruttamento. No CAP supporta le aziende nella ricerca di un distributore che sia in grado di mantenere il prezzo stabilito e ne cura la campagna di informazione; difatti il/i prodotto/i agricolo/i venduto/i nei piccoli supermercati o nella catena della distribuzione affiliata al progetto sono sempre accompagnati da una cartellonistica e da flyer che spiegano le finalità del progetto NO CAP.
L'associazione offre numerosi servizi, che vanno dalla consulenza alle aziende per la definizione del prezzo finale e per la contrattualistica dei rapporti di lavoro, allo sportello medico e legale per i lavoratori, al trasposrto gratuito dei lavoratori nelle campagne con mezzi idonei e sicuri.
Per capire la portata di questo progetto, bosogna conoscere l'orrore che scaturisce dal sistema del caporalato, oramai istituzionalizzato in alcune zone d'Europa, tra cui la Puglia. Alessandro Leogrande è stato un maestro nel divulgare al pubblico le condizioni di vita di tutti questi "invisibili". Ne parleremo nel prossimo articolo dedicato alle best practies.